Usanze e Tradizioni in Gallura

“È necessario costruire una storia che non sia semplicemente storia dei fatti e dei
problemi economici e politici, ma che sia anche recupero di awenimenti non rilevati
ma relegati nei recessi profondi della cultura materiale, delle consuetudini
e delle tradizioni popolari, delle credenze e dell’immaginario collettivo, degli
scambi mutui di civiltà”.

Così dice Francesco Manconi nella prefazione di “Il lavoro dei sardi“.

La manifestazione “Primavera in Gallura” vuole in quest’ottica recuperare le usanze e le tradizioni più tipiche della civiltà contadina gallurese.
Modi di vivere che sono inevitabilmente scomparsi verso la metà degli anni ’50 quando le leggi del mercato capitalistico hanno alla fine prevalso anche nell’economia dei villaggi modificando radicalmente i consumi domestici, i modi di produzione agropastorali, le abitudini e i gusti della gente, non escluse le pratiche tradizionali del lavoro artigianale.
I mutamenti economici verificatisi in Sardegna in quegli anni ci hanno fatto conoscere una inesorabile decadenza, fino, in qualche caso, alla totale scomparsa di alcuni mestieri.
È nostro compito a questo punto recuperare, se non altro, il senso della complessità e della ricchezza delle nostre tradizioni e dei nostri lavori.

Il recupero della memoria è il presupposto culturale perché “la memoria – come scrive Michela Murgia- torni ad essere comunità e la comunità accoglienza”.

 

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